Giovani, folli e liberi è un articolo che ho trovato (e letto) su D La Repubblica e parla degli adolescenti. Della loro visione entusiastica della vita e del mondo, così diversa da quella degli adulti che invece hanno un approccio più razionale e meno estetico. Che, non dimentichiamoci, deriva dal verbo greco aisthanomai “sentire”. E gli adolescenti sentono tutto per la prima volta con un misto di paura e follia che li incatena e li lancia a vivere tutto in modo estemporaneo basta esserci, basta vivere, basta sperimentare, sentire. Appunto.
I figli di Donald sono 3 adolescenti e io mi ritrovo a guardarli un po’ dall’alto, un po’ da lontano, un po’ da vicino. In mezzo a loro, direi.
Un po’ mi fanno paura e un po’ tenerezza. Un po’ li invidio.
Perché, ad oggi, so che non ho vissuto a pieno l’adolescenza.
Non sono stata folle né libera, non mi sono buttata, non ho tirato fuori la lingua per assaporare la pioggia né mi sono sdraiata sull’erba.
Ero ingabbiata e recintata. Regolare e razionale.
Sì, recintata, regolare e razionale.
E quindi vedo in loro la mia occasione persa e li scruto, li studio, li osservo e li guardo come si guarda un film: curiosa di sapere quale sarà la prossima mossa, il prossimo pensiero, la prossima battuta. Così sghangherati e solidi, acerbi e maturi, curiosi e stanchi, incerti e sicuri. Perché l’adolescenza è anche questo, procedere a piccoli passi con la voglia di andare alla velocità della luce in un guazzabuglio dove tutto è il contrario di tutto.